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dai GIORNALI di OGGIMa il Pdl va all'attacco: Vendola si deve dimettere. Gasparri: questione morale a sinistra Bari, al via accertamenti patrimoniali D'Alema: "Ma noi siamo tranquilli" I controlli sugli indagati coinvolti nell'inchiesta relativa alla gestione degli appalti nella sanità pugliese Centrosinistra e appalti, blitz dei pm a Bari (30 luglio 2009) 2009-08-01 |
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per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.corriere.it2009-08-02 L'inchiesta sulla sanità Bari, nel mirino dei pm gli appalti per gli ospedali L'ex assessore Tedesco, indagato-chiave, ironizza: "Farò un corso da capoclan con Riina" Alberto Tedesco (Liverani) Alberto Tedesco (Liverani) DAL NOSTRO INVIATO BARI — "Non mi resta che prenotarmi le vacanze con Riina e Provenzano per fare un corso accelerato da capoclan ". La butta sul ridere il neosenatore pd Alberto Tedesco, indagato-chiave nell'inchiesta barese su presunti scambi di favori tra politica, appalti nella sanità, nomine e cosche baresi per il suo precedente incarico da assessore regionale della Sanità nella giunta Vendola. Sicuro di essere scagionato, Tedesco spiega che "si sta facendo di ogni erba un fascio" delle diverse accuse contenute in questa inchiesta. L’indagine infatti è ampia e contiene anche le rivelazioni di un pentito del clan Striscuglio su soldi e knowhow fornito ai clan per appoggiare politici di centrosinistra. Ma l'inchiesta del pm della direzione distrettuale antimafia Desirè Digeronimo sta vagliando anche a 360 gradi tutta l'attività dell'assessorato di Tedesco per verificare l'ipotesi che ci fosse un'associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, concussione, finanziamento dei partiti e altro che pilotava delibere, nomine e appalti. Si punta l'attenzione anche sul business delle ristrutturazioni ospedaliere. In particolare quella del polo oncologico di Bari in attesa da 24 anni di una sede definitiva, individuata e allestita nell'ex sanatorio Cotugno per essere consegnata nel corso di quest'anno. Il sospetto del pm è di abusi compiuti nelle gare e nelle forniture. La prima a parlarne al pm è stata Lea Cosentino, Lady Asl pugliese. Al pm Digeronimo l'ex direttore generale dell’Asl di Bari, ora sospesa, che per 5 ore ha riferito i retroscena del malaffare nella sanità, ha raccontato irregolarità nella gara di appalto e delle pressioni che avrebbe subito dal senatore Tedesco per le nomine di primari. Ma anche dei trucchi per eludere le gare prorogando forniture e servizi. Riferendo di averne parlato con il governatore Nichi Vendola che però le avrebbe consigliato di rivolgersi alla magistratura. Intanto il sindaco di Bari, Michele Emiliano, che ha consegnato ai carabinieri i bilanci della sua lista, assieme a quelli degli altri partiti sostenitori della giunta Vendola, attende "prove, riscontri e capi di imputazione che per ora non vede". Ma l’Idv gli imputa di aver battagliato per far dare a Tedesco un posto in Parlamento, errore "che ora travolge il centrosinistra in Puglia". Per il pdl Gasparri D'Alema si sbilancia troppo a proclamare innocente per definizione il suo partito. E il Pd Boccia invita gli alleati a seppellire "la doppia morale". Virginia Piccolillo 02 agosto 2009
i pasticci degli amministratori di cosenza Autoassunzioni e "affitti d'oro" L'allegra sanità calabrese Stabile affittato a 420 mila euro l’anno. Ma è ancora incompiuto ed è al centro di una disputa con il Comune C'è chi aveva assunto il figlio, chi la moglie, chi la cognata, il cugino o il fratello della morosa ma il signor Michele Fazzolari ha detto no, basta coi parenti. E ha assunto direttamente se stesso. Togliendosi la soddisfazione di firmare di suo pugno la delibera. È successo a Cosenza, in quella Calabria che negli ultimi anni aveva già registrato altri episodi indimenticabili. Ricordate? Egidio Masella, appena nominato assessore regionale al Lavoro per Rifondazione, assunse come responsabile amministrativo la moglie Lucia. Pino Guerriero, presidente socialista della Commissione regionale antimafia, assunse come autista il nipote. E il capogruppo dell’Udc Gianni Nucera tentò il capolavoro: l’assunzione a spese della Regione prima della moglie Felicia, poi del figlio Carmelo, poi dell’altro figlio Francesco. Capolavoro bloccato all’ultimo istante, con lui che sospirava: "Volevo solo avere qualcuno di cui fidarmi". Anche Michele Fazzolari voleva qualcuno di cui fidarsi. Lo avevano preso all'Azienda Sanitaria Provinciale con un contratto di tre anni con scadenza a febbraio 2011. Un lavoro precario. Ma, facendo pesare un passato di segretario provinciale della Cisl, era riuscito a farsi affidare un incarico delicato. Lui, precario, doveva occuparsi della stabilizzazione dei precari. Detto fatto, ha istruito una bella pratica per stabilizzare, con un contratto "individuale" a tempo indeterminato e la qualifica "ex 7˚ livello", l'uomo di cui più si fida: se stesso. Ha firmato la "determina" e l'ha passata per la controfirma al direttore generale, Franco Petramala. Che senza batter ciglio ha dato il suo okey. Tirandosi addosso un acquazzone di polemiche. Ma era solo l’inizio. Neanche il tempo di assorbire le prime accuse e su Petramala, additato come uomo vicino al presidente della provincia di Cosenza, il democratico Mario Oliverio, è arrivata una nuova grandinata. Causata da un altro contratto. Quello firmato dal direttore generale dell’Asp per prendere in affitto una palazzina in località Muoio, alla periferia della città, oltre l’autostrada. Una brutta e anonima palazzina come tante altre. Se non fosse per un dettaglio: è ancora "al grezzo" e, come ha scritto sul Quotidiano di Calabria Massimo Clausi, che già aveva dato la notizia dell’auto-assunzione di Fazzolari, lo stesso contratto di locazione riconosce che mancano gli intonaci e "non risultano ancora realizzati gli impianti tecnici e i solai e i laterizi per l’irrigidimento orizzontale si presentano anch'essi allo stato rustico". Ma il meglio deve ancora venire: lo stabile è infatti al centro da un decennio di un braccio di ferro amministrativo, burocratico e giudiziario. Che vede da una parte la società dei costruttori, che si chiama "Edera srl" e ha come amministratore unico Fausto Aquino, e dall’altra il comune di Cosenza fin dai tempi in cui era sindaco Giacomo Mancini. La storia si può riassumere in poche parole: avuto il permesso per costruire 16 appartamenti di edilizia popolare, la "Edera" aveva presentato una variante per aggiungerne altri otto e arrivare a 24, il Comune non aveva risposto e la società aveva deciso di procedere lo stesso puntando a chiudere con una sanatoria. Il vecchio Mancini, però, non aveva voluto sentire ragioni. E aveva mandato le ruspe con l’ordine di abbattere: sedici dovevano essere le abitazioni e sedici sarebbero state. Oltre dieci anni dopo il tormentone, tra sentenze del Tar, verdetti del Consiglio di Stato, ricorsi, contro-ricorsi, rinvii, rifiuti dell’amministrazione municipale di accettare la variante, richieste di risarcimenti danni per dieci milioni di euro, non si è ancora chiuso. Nel frattempo, però, ecco la sorpresa. Mentre un pezzo del sistema pubblico (cioè il Comune) dava battaglia all’ "Edera", un altro pezzo (l’azienda sanitaria) si metteva d’accordo. E facendosi promettere che i lavori saranno finiti in pochi mesi ha preso in affitto lo stabile per sei anni. Il canone? Tenetevi forte: 420mila euro l'anno. Per sedici appartamenti di edilizia popolare. Totale complessivo: oltre 2 milioni e mezzo di euro. Per una palazzina di periferia destinata ad ospitare fino al 2016 un po’ di uffici, di archivi, di garage... Evidentemente la Sanità calabrese, nonostante le notizie catastrofiche, ha ancora soldi da spendere... Gian Antonio Stella 02 agosto 2009
2009-08-01 Ma il Pdl va all'attacco: Vendola si deve dimettere. Gasparri: questione morale a sinistra Bari, al via accertamenti patrimoniali D'Alema: "Ma noi siamo tranquilli" I controlli sugli indagati coinvolti nell'inchiesta relativa alla gestione degli appalti nella sanità pugliese * NOTIZIE CORRELATE * Centrosinistra e appalti, blitz dei pm a Bari (30 luglio 2009) Massimo D'Alema all'incontro con i sostenitori di Bersani in Puglia (Ansa) Massimo D'Alema all'incontro con i sostenitori di Bersani in Puglia (Ansa) BARI - Passi avanti nell'inchiesta del pm Desirée Digeronimo sulla gestione degli appalti nella sanità pugliese. Dopo l'acquisizione di bilanci e la documentazione bancaria nelle sedi baresi dei partiti del centrosinistra: Pd, Socialisti Autonomisti, Lista Emiliano, Sinistra e Libertà e Prc, ecco che sono cominciati anche gli accertamenti patrimoniali degli indagati coinvolti nell'indagine. Tra i 15 c'è anche Alberto Tedesco, ex assessore regionale, e ora senatore tra le fila del Pd. Poi imprenditori, direttori generali delle Asl pugliesi, funzionari regionali. D'ALEMA: "NOI TRANQUILLI" - La vicenda sta scatenando un prevedibile terremoto politico ma questo non sembra scuotere più di tanto Massimo D'Alema, il principale referente del centrosinistra nella Regione. "Non commento mai gli atti della magistratura ho massimo rispetto - ha detto l'ex premier -. Noi siamo anche tranquilli nel senso che il Partito democratico non ha nè connessioni con la criminalità, nè ha costruito i suoi bilanci sulle tangenti". D'Alema ha precisato che "le inchieste baresi sono varie. A volte l'informazione fa confusione". L'esponente del Pd ha poi ribadito "assoluta tranquillità e piena fiducia nell'operato dei magistrati che accerteranno i fatti. Spero nel tempo più rapido possibile". "Nessuno pensi che il veleno delle vicende giudiziarie possa intrecciarsi al dibattito politico producendo disgregazione - ha poi aggiunto intervenendo all'assemblea regionale della mozione Bersani in Puglia -, sarebbe solo un danno alla democrazia". VENDOLA NEL MIRINO DEL PDL - Ma sulla vicenda il Pdl incalza e chiede che il presidente della Regione Puglia, Niki Vendola, rassegni le dimissioni. Il capogruppo al Senato Maurizio Gasparri, oltre a parlare di "questione morale nella sinistra", lancia un'accusa pesante: "La vera barbarie - dice - è quella che è stata praticata da alcuni su questioni assolutamente irrilevanti nei confronti di Berlusconi, mentre a lungo sono state sottovalutate le vicende scandalose della regione Puglia". E ciò riferendosi al capitolo "escort" emerso proprio durante l'inchiesta barese. Vendola, commentando gli ultimi sviluppi delle indagini, aveva definito poco prima con i cronisti "un momento di barbarie" quello che "stiamo vivendo". Non so "da parte di chi", aveva aggiunto, "ma vi prego non fatemi aggiungere altro". Il vicepresidente della Camera, Antonio Leone , sottolinea invece che Vendola si è rivelato "un presidente non idoneo", e pertanto le sue dimissioni, insiste l'eurodeputato del Pdl Salvatore Tatarella, "sono più che mai un atto dovuto". LE VERIFICHE- Quanto alle indagini, gli accertamenti sono stati disposti dal pm inquirente, Desirè Digeronimo, che ha iscritto da tempo nel registro degli indagati i nomi di una quindicina di persone per i reati di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, concussione, falso, truffa, abuso d'ufficio e voto di scambio. Per alcuni reati, e nei confronti di alcuni indagati, il magistrato ipotizza l'aggravante di aver favorito un'associazione di tipo camorristico-mafiosa che opera a Bari. Con l'acquisizione dei bilanci dei partiti e della documentazione bancaria, il pm vuole verificare l'ipotesi di illecito finanziamento pubblico ai partiti, che sembra emergere da alcune intercettazioni telefoniche. Il sospetto, tutto da verificare, è che diversi imprenditori abbiano ottenuto appalti nel settore sanitario da amministrazioni del centrosinistra pugliese e abbiano poi girato parte delle somme ai partiti, finanziandoli. Quindi, si vuole verificare se eventuali finanziamenti sono stati iscritti nei bilanci dei partiti dal 2005 ad oggi. 31 luglio 2009(ultima modifica: 01 agosto 2009)
Ma il Pdl va all'attacco: Vendola si deve dimettere. Gasparri: questione morale a sinistra Bari, al via accertamenti patrimoniali D'Alema: "Ma noi siamo tranquilli" I controlli sugli indagati coinvolti nell'inchiesta relativa alla gestione degli appalti nella sanità pugliese Centrosinistra e appalti, blitz dei pm a Bari (30 luglio 2009) Massimo D'Alema all'incontro con i sostenitori di Bersani in Puglia (Ansa) Massimo D'Alema all'incontro con i sostenitori di Bersani in Puglia (Ansa) BARI - Passi avanti nell'inchiesta del pm Desirée Digeronimo sulla gestione degli appalti nella sanità pugliese. Dopo l'acquisizione di bilanci e la documentazione bancaria nelle sedi baresi dei partiti del centrosinistra: Pd, Socialisti Autonomisti, Lista Emiliano, Sinistra e Libertà e Prc, ecco che sono cominciati anche gli accertamenti patrimoniali degli indagati coinvolti nell'indagine. Tra i 15 c'è anche Alberto Tedesco, ex assessore regionale, e ora senatore tra le fila del Pd. Poi imprenditori, direttori generali delle Asl pugliesi, funzionari regionali. D'ALEMA: "NOI TRANQUILLI" - La vicenda sta scatenando un prevedibile terremoto politico ma questo non sembra scuotere più di tanto Massimo D'Alema, il principale referente del centrosinistra nella Regione. "Non commento mai gli atti della magistratura ho massimo rispetto - ha detto l'ex premier -. Noi siamo anche tranquilli nel senso che il Partito democratico non ha nè connessioni con la criminalità, nè ha costruito i suoi bilanci sulle tangenti". D'Alema ha precisato che "le inchieste baresi sono varie. A volte l'informazione fa confusione". L'esponente del Pd ha poi ribadito "assoluta tranquillità e piena fiducia nell'operato dei magistrati che accerteranno i fatti. Spero nel tempo più rapido possibile". "Nessuno pensi che il veleno delle vicende giudiziarie possa intrecciarsi al dibattito politico producendo disgregazione - ha poi aggiunto intervenendo all'assemblea regionale della mozione Bersani in Puglia -, sarebbe solo un danno alla democrazia". VENDOLA NEL MIRINO DEL PDL - Ma sulla vicenda il Pdl incalza e chiede che il presidente della Regione Puglia, Niki Vendola, rassegni le dimissioni. Il capogruppo al Senato Maurizio Gasparri, oltre a parlare di "questione morale nella sinistra", lancia un'accusa pesante: "La vera barbarie - dice - è quella che è stata praticata da alcuni su questioni assolutamente irrilevanti nei confronti di Berlusconi, mentre a lungo sono state sottovalutate le vicende scandalose della regione Puglia". E ciò riferendosi al capitolo "escort" emerso proprio durante l'inchiesta barese. Vendola, commentando gli ultimi sviluppi delle indagini, aveva definito poco prima con i cronisti "un momento di barbarie" quello che "stiamo vivendo". Non so "da parte di chi", aveva aggiunto, "ma vi prego non fatemi aggiungere altro". Il vicepresidente della Camera, Antonio Leone , sottolinea invece che Vendola si è rivelato "un presidente non idoneo", e pertanto le sue dimissioni, insiste l'eurodeputato del Pdl Salvatore Tatarella, "sono più che mai un atto dovuto". LE VERIFICHE- Quanto alle indagini, gli accertamenti sono stati disposti dal pm inquirente, Desirè Digeronimo, che ha iscritto da tempo nel registro degli indagati i nomi di una quindicina di persone per i reati di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, concussione, falso, truffa, abuso d'ufficio e voto di scambio. Per alcuni reati, e nei confronti di alcuni indagati, il magistrato ipotizza l'aggravante di aver favorito un'associazione di tipo camorristico-mafiosa che opera a Bari. Con l'acquisizione dei bilanci dei partiti e della documentazione bancaria, il pm vuole verificare l'ipotesi di illecito finanziamento pubblico ai partiti, che sembra emergere da alcune intercettazioni telefoniche. Il sospetto, tutto da verificare, è che diversi imprenditori abbiano ottenuto appalti nel settore sanitario da amministrazioni del centrosinistra pugliese e abbiano poi girato parte delle somme ai partiti, finanziandoli. Quindi, si vuole verificare se eventuali finanziamenti sono stati iscritti nei bilanci dei partiti dal 2005 ad oggi. 31 luglio 2009
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REPUBBLICA per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.repubblica.it/2009-08-02 Si estende all'edilizia l'inchiesta della procura pugliese sugli appalti nella sanità L'ex assessore Pd: "Io capo-cosca? Dovrei prendere lezioni da Riina e Provenzano" Bari, si indaga su nuova sede oncologico Ironia di Tedesco: "Studierò da capo clan" Bari, si indaga su nuova sede oncologico Ironia di Tedesco: "Studierò da capo clan" Alberto Tedesco BARI - Nel mirino della procura barese arriva ora l'edilizia sanitaria. Si è infatti estesa a questo campo l'indagine sul presunto intreccio tra mafia, appalti e politica che avrebbe pilotato negli ultimi anni il settore della sanità pugliese. Il pm inquirente, Desiré Digeronimo, ha infatti in corso accertamenti che riguardano l'ex ospedale Cotugno di Bari nella cui sede, da anni in via di ristrutturazione, sarà ospitato, forse entro la fine del 2009, per decisione della Regione, il nuovo ospedale oncologico Giovanni Paolo II che si avvale del riconoscimento di istituto di ricerca e cura a carattere scientifico (Irccs). Indagini sulla nuova sede dell'Oncologico. Il magistrato, che due giorni fa ha acquisito i bilanci e la documentazione bancaria di cinque partiti del centro-sinistra (Pd, Prc, Socialisti Autonomisti, Sinistra e Libertà e Lista Emiliano) starebbe infatti esaminando una serie di elementi dai quali emergerebbero presunte irregolarità connesse alla realizzazione della nuova sede, alle successive varianti adottate e alle risorse destinate all'acquisto di determinate apparecchiature. Trasferimento rinviato più volte. Proprio per una serie di questioni legate alla realizzazione della nuova sede, il trasferimento dell'Oncologico nel Cotugno è stato rinviato più volte negli ultimi anni. Sulla sua sede definitiva si discute dal 1985, da quando l'istituto ricevette il riconoscimento di clinica di ricerca e cura a carattere scientifico. Infatti, da molti anni, l'istituto è ospitato nella clinica privata Mater Dei del gruppo Cbh al quale la Regione Puglia paga un cospicuo affitto. Solo nel marzo del 2004, l'allora presidente della Regione Puglia, Raffaele Fitto, e il ministro della Salute, Girolamo Sirchia, firmarono un protocollo d'intesa sul futuro, soprattutto logistico, dell'Oncologico per il quale fu individuata la sede definitiva nell'ospedale Cotugno. In base al progetto, il nuovo Oncologico sarà un ospedale avveniristico e sarà legato fisicamente al vicino policlinico di Bari. La battuta di Tedesco: "Farò corso capo clan con Riina". Sul presunto sistema di gestione degli appalti per la sanità di cui l'ex assessore della giunta Vendola sarebbe stato, secondo una delle ipotesi emerse dalle indagini in corso, uno dei vertici, ironizza oggi lo stesso Alberto Tedesco: "Non mi resta che prenotare le vacanze con Riina e Provenzano per fare un corso accelerato di capo clan, altrimenti farei una brutta figura con i picciotti", ha detto il senatore Pd Tedesco a Sky Tg24. "Un rapporto dei carabinieri ha ipotizzato che potesse esserci un'organizzazione finalizzata a delinquere. Invece - ha proseguito Tedesco - in questi giorni un pentito, ex appartenente ad un clan mafioso locale, ha denunciato il cosiddetto voto di scambio. Ma sono fatti diversi. Si è fatto di tutta l'erba un fascio - ha aggiunto il senatore - e all'ipotesi sulla quale sta indagando la magistratura circa l'esistenza di un'organizzazione a delinquere nel settore sanitario si è attribuita anche la cosca, e siccome sono indagato come responsabile di quest'associazione a delinquere, si è fatta l'equazione che io sia capo cosca". (1 agosto 2009)
I verbali: Dagli interrogatori emergono le pressioni dell'ex assessore regionale alla Sanità sui manager Asl "Dicevamo no, ma Tedesco insisteva: quella gara va estesa alla ditta Matarrese" di GABRIELLA DE MATTEIS e GIULIANO FOSCHINI "Dicevamo no, ma Tedesco insisteva: quella gara va estesa alla ditta Matarrese" Alberto Tedesco BARI - Minacce anonime, pressioni sui manager sanitari da parte di strani personaggi e poi il grande business della gestione dei rifiuti. A raccontare tutto questo sono le informative dei carabinieri del nucleo operativo di Bari e le deposizioni di alcune tra le decine di testimoni che in questi mesi sono sfilati davanti al sostituto procuratore Desirèe Digeronimo Nel corso del suo interrogatorio fiume, per esempio, Lea Cosentino, "Lady Asl" - l'ormai ex direttore generale dell'azienda sanitaria barese rimossa da Vendola dopo essere stata indagata nella vicenda Tarantini (ora la sua posizione è stata archiviata) - ha raccontato agli inquirenti di aver subito minacce. "Mi sono arrivati messaggi anonimi ma ben circostanziati. Minacce pesanti - ha detto, in sintesi al pm - con le quali mi consigliavano di farmi i fatti i miei". Era il periodo, ha ricostruito la Cosentino, in cui si faceva il suo nome come possibile sostituta di Alberto Tedesco come assessore regionale alla Sanità, in difficoltà perché l'Italia dei valori e il centrodestra cominciava a porre in maniera importante la questione del conflitto di interessi con il lavoro nel mondo sanitario dei figli. Parla di pressioni anche Alessandro Calasso, direttore sanitario della Asl di Bari, in relazione all'appalto dell'ospedale Oncologico. "L'assessore Tedesco - chiede il pm - è mai intervenuto per favorire appalti nei confronti di ditte a cui era interessato?". Calasso risponde: "Alla Fiera del Levante disse che noi dovevamo rimuovere due dirigenti (...) In quel periodo c'era un problema sulle gare dell'Oncologico (...) che dovevamo fare una delibera di estensione, per alcuni lavori che dovevano essere fatti all'Oncologico, per l'impresa Matarrese. Noi spiegammo che quest'estensione non poteva essere fatta perché le estensioni hanno una loro regolamentazione entro certi valori (...) ma lui insisteva che dovevamo farlo, per velocizzare le procedure". La Asl decise comunque di fare un bando. "Fu in qualche modo valutata - ha spiegato agli investigatori il direttore amministrativo della Asl di Bari, Francesco Lippolis - la possibilità di un'estensione alla ditta Matarrese, supportata dalla necessità di definire i lavori di quell'ospedale il più presto possibile, quindi c'era questa necessità di carattere squisitamente politico (...) ma io l'ho esclusa a priori perché non la ritenevo idonea". Infine, i rifiuti. L'indagine nasce intercettando Carlo Colummella, imprenditore tra i più importanti nella raccolta e nello smaltimento in Puglia, vicino a Tedesco. Ma poi l'immondizia torna nella storia: è il 17 ottobre del 2008 quando i carabinieri del Noe bloccano quattro camion di rifiuti di società di Colummella (la Tradeco e la Viri) diretti ad un impianto di termodistruzione di Cerignola che trasportavano 15mila chili di rifiuti ospedalieri. Secondo le bolle di accompagnamento quei rifiuti dovevano essere molti di più: o almeno la Asl aveva pagato un trasporto maggiore. Dicono i carabinieri che non si tratta di un caso. Tra il gruppo di Tedesco e quello di Colummella esistono delle "interconnessioni": "L'imprenditore, grazie al figlio Saverio e il cognato Francesco Petroella - scrivono gli investigatori nell'informativa di aprile - è in grado di ricercare ampi consensi politici per ottenere la proroga dell'attività di smaltimento di rifiuti, nonché per la gestione della raccolta differenziata dei farmaci scaduti". (2 agosto 2009)
Sequestri e perquisizioni al Policlinico: un nuovo ramo dell'inchiesta di Scelsi che porta a Giampi Tarantini. Ipotesi: illecito finanziamento pubblico Bari, inchieste su appalti e finanziamenti nel mirino anche i partiti del centrosinistra La procura ha acquisito i bilanci delle forze politiche che sostengono Vendola ed Emiliano di FULVIO DI GIUSEPPE Bari, inchieste su appalti e finanziamenti nel mirino anche i partiti del centrosinistra Desirè Digeronimo BARI - Appalti per finanziare i partiti e voto di scambio. Sono queste le ipotesi avanzate nel provvedimento con cui il pm di Bari, Desirè Digeronimo ha ordinato ai carabinieri di acquisire i bilanci di alcuni partiti politici del centrosinistra pugliese e la documentazione relativa ai loro rapporti con le banche. Un provvedimento che ha interessato questa mattina le sedi di cinque formazioni politiche: Pd, Prc, Socialisti autonomisti, Lista Emiliano e Sinistra e Libertà. Gli accertamenti riguardano l'ipotesi di illecito finanziamento pubblico ai partiti in riferimento al periodo compreso dal 2005 ad oggi, comprese le ultime elezioni al Comune di Bari. Nell'inchiesta del pm Desirè Digeronimo sono finora indagate una quindicina di persone tra cui l'ex assessore regionale alla Sanità Alberto Tedesco, ora senatore e le ipotesi di reato sono di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, alla concussione, al falso, alla truffa; per alcuni reati si ipotizza l'aggravante di aver favorito un'associazione mafiosa. Al centro dell'indagine anche l'ipotesi della contiguità tra un clan della criminalità barese e un partito politico. "Escludo con tranquilla coscienza qualunque ipotesi di coinvolgimento in fatti illeciti di Rifondazione comunista e Sinistra e libertà" ha commentato il governatore pugliese Nichi Vendola, a cui è giunta anche la solidarietà del ministro per l'Attuazione del Programma di Governo, Gianfranco Rotondi, che si è detto "garantista come sempre e certo della più assoluta onestà del presidente Vendola". Quello nelle sedi dei partiti non è stato l'unico blitz della giornata a Bari. Stamattina, infatti, altre perquisizioni e sequestri si sono registrati nell'unità operativa di neurochirurgia del Policlinico di Bari, diretta dal professor Pasqualino Ciappetta, docente ordinario di neurochirurgia. Un nuovo filone d'indagine curato dal pm Giuseppe Scelsi, lo stesso che da tempo indaga sul presunto giro di tangenti organizzato dall'imprenditore barese Gianpaolo Tarantini in campo sanitario e sulle giovani donne che il trentacinquenne barese avrebbe pagato e inviato alle feste organizzate dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, a Palazzo Grazioli e Villa Certosa per conquistare l'amicizia del Cavaliere. Secondo le ipotesi al vaglio della magistratura, Ciappetta avrebbe indotto alcuni suoi giovani collaboratori, che hanno col tempo occupato i posti chiave del reparto, a forzare diagnosi e a prescrivere protesi al fine di far acquistare dalle società di Gianpaolo Tarantini "stabilizzatori della colonna vertebrale", il cui prezzo è compreso tra i 18mila e i 30mila euro. Stando alle denunce, i medici che non rispettavano la linea impartita da Ciappetta venivano emarginati. la Guardia di finanza ha sequestrato numerose cartelle cliniche, computer e compiuto verifiche su un microscopio apparentemente non censito nel reparto che Tarantini avrebbe ceduto alla struttura. (30 luglio 2009)
2009-08-01 L'attuale senatore del Pd accusato di un ruolo chiave nell'intreccio tra mafia-politica-affari Accertamenti patrimoniali sui 15 indagati. Verifiche anche sulle delibere regionali Bari, inchieste su appalti e finanziamenti "Tedesco ai vertici del sodalizio criminale" Il sospetto è che parte del denaro confluito nelle casse delle imprese vincitrici sia tornato ai partiti o ai politici. Vendola: "Siamo alle barbarie. Non commento" Bari, inchieste su appalti e finanziamenti "Tedesco ai vertici del sodalizio criminale" L'ex assessore Tedesco BARI - Mafia-politica-affari. Il presunto intreccio che avrebbe inquinato per anni la sanità pugliese aveva come figura chiave l'ex assessore pugliese alla sanità Alberto Tedesco, ora senatore del Pd. Sul quale, così come sugli altri 14 indagati, sono stati disposti accertamenti patrimoniali. L'ex amministratore avrebbe avuto un "ruolo di vertice" in "un'organizzazione criminale, radicatasi all'interno della pubblica amministrazione, tendente a condizionare le scelte della stessa allo scopo di perseguire i progetti illeciti del sodalizio in esame, che spaziano dallo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, alle forniture dei beni e servizi alle Asl, agli appalti nelle aziende ospedaliere pugliesi". La pesante accusa è stata contestata a Tedesco dal pm Desirè Digeronimo contestava già nei decreti di perquisizione e sequestro eseguiti dai carabinieri nell'aprile 2009. Col passare del tempo sembra che i sospetti del magistrato siano aumentati e ciò giustifica perchè ieri Digeronimo ha ordinato ai carabinieri di acquisire dalle sedi dei partiti del centrosinistra pugliese (Pd, Sinistra e Libertà, Lista Emiliano, Prc e Socialisti Autonomisti) i bilanci dal 2005 al 2008 e tutta la documentazione bancaria. Il sospetto, tutto da verificare, è che parte del danaro confluito nelle casse di alcune imprese vincitrici di appalti sia poi tornato, almeno in parte, ai partiti o agli stessi politici. E dietro tutto anche l'ombra dei clan. La pubblica accusa non ha dubbi: Tedesco - è scritto nel decreto di perquisizione - aveva nel sodalizio criminoso "il ruolo di vertice" mentre il suo collaboratore Mario Malcangi era il collegamento tra Tedesco e il mondo imprenditoriale ed era incaricato di tessere "i contatti e a portare a compimento gli interessi del sodalizio". Interessi che spaziavano dalla gestione degli appalti per la sanità, all'accreditamento presso la Regione di strutture sanitarie private, alla nomina in quota politica dei direttori generali delle Ausl, ai concorsi per primario fino allo smaltimento dei rifiuti sanitari. "Agli imprenditori e alle società - scrive il pm - viene garantita assistenza e un canale privilegiato per l'acquisizione di contratti, anche attraverso un illegale meccanismo di proroghe, per la fornitura di beni e/o servizi presso le Asl". Secondo la ricostruzione dell'accusa, il sistema ideato da Tedesco poteva contare anche su "soggetti intranei al sodalizio" e cioè su alcuni manager delle Asl pugliesi, che sono indagati. Dall'indagine - sottolinea il magistrato - emergono anche i presunti interessi di Tedesco con il mondo imprenditoriale, "nel quale figurano società direttamente o indirettamente riconducibili alla sua famiglia", che da sempre opera nel settore delle protesi sanitarie. In una conversazione, intercettata con una microspia il 30 giugno del 2008 e riportata nel provvedimento, Tedesco parla con l'imprenditore Diego Rana di ipotetiche correzioni da apportare al piano sanitario. "Ti preparo un appuntino?" chiede l'imprenditore che gestisce a Bernalda (Matera) un centro di riabilitazione. E lui: "No! Non c'è bisogno. Basta che mi dici gli errori dove stanno". Anche per questo gli inquirenti della direzione distrettuale antimafia hanno disposto accertamenti, che sembra siano in atto già da tempo, su alcuni atti amministrativi della giunta regionale della Puglia e verifiche patrimoniali a carico di tutti e quindici gli indagati. (31 luglio 2009)
Per Alberto Tedesco si ipotizza il reato di associazione per delinquere "Strano che il mio nome esca fuori ora che c'è lo scandalo di Berlusconi" Inchieste di Bari, parla l'ex assessore "Nessuno mi ha ancora contestato nulla" Inchieste di Bari, parla l'ex assessore "Nessuno mi ha ancora contestato nulla" Alberto Tedesco ROMA - "Al mio partito sono venuti a chiedere i bilanci relativi alle risorse attribuite. Quindi non c'è alcun problema personale. Non riesco a capire quale sia il nesso tra queste vicende e il sottoscritto. Ancora attendo che mi venga contestato qualcosa. Forse la grande capacità e intelligenza di Gasparri ci possono aiutare". Alberto Tedesco, ex assessore pugliese alla Sanità e ora senatore del Pd subentrato al neo europarlamentare Paolo De Castro, risponde così al presidente dei senatori Pdl che aveva sollecitato un'inchiesta sui criteri di compilazione delle liste del Pd per le Europee e per le Politiche. La polemica è nata dopo la decisione del pm Digeronimo di acquisire i bilanci dei partiti politici di centrosinistra in Puglia e di aprire un'inchiesta che riguarda lui e altre 14 persone sulle ipotesi di reato di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, alla concussione, al falso, alla truffa. Per il senatore Tedesco quello compiuto oggi dai magistrati inquirenti "è solo un atto istruttorio e neanche fra i più importanti. Non credo che siano i magistrati a fare clamore quanto piuttosto le cronache giornalistiche. La cosa che mi stupisce è che sono state fatte perquisizioni in cinque o sei sedi diverse e viene fuori soltanto il mio nome. Anche il senatore Gasparri, nel 2005, venne intercettato e sorpreso mentre chiedeva voti ai Tarantini". Tedesco non sa tacere di una coincidenza che gli sembra "davvero strana": il clamore delle cronache giudiziarie serve in qualche modo a riequilibrare o a smorzare l'altro filone di indagine che riguarda il premier Silvio Berlusconi. Alla domanda se ritiene di sentirsi davvero utilizzato nel ruolo di contraltare al presidente del Consiglio, Tedesco taglia corto: "Io aspetto, dal 6 febbraio, giorno in cui mi sono dimesso da assessore dopo aver ricevuto l'avviso di garanzia, che mi vengano mosse contestazioni alle quali dover dare risposte. Ho avuto un avviso di garanzia il giorno che hanno perquisito il mio alloggio. Da nessuna parte ho letto, perchè nessuno evidentemente lo ha scritto, che l'ufficiale dei Carabinieri mi ha rilasciato seduta stante un'attestazione di negatività della perquisizione del mio alloggio". "Non sono mai stato sentito - è lo sfogo del senatore del Pd - dagli inquirenti nè dagli ufficiali di polizia giudiziaria che conducono le indagini. Ho prodotto delle memorie che ho acquisito dalla stampa. Attendo che mi si contesti qualcosa o che almeno mi si chiedano chiarimenti su aspetti non chiari. Il che lo troverei assolutamente normale in una materia che è di una complessità assoluta". (30 luglio 2009)
Lea Cosentino sentita dai pm: "Il presidente Vendola non poteva non conoscere i fatti". E rivela l'esistenza di un "comitato di affari" Sanità, a Bari le accuse di Lady Asl "Così pilotavano appalti e nomine" di GABRIELLA DE MATTEIS e GIULIANO FOSCHINI Sanità, a Bari le accuse di Lady Asl "Così pilotavano appalti e nomine" Il direttore della Asl di Bari, Lea Cosentino BARI - Racconta delle pressioni politiche, ricevute durante il suo mandato. Lea Cosentino, rimossa dall'incarico di direttore generale dell'Asl dopo aver ricevuto un avviso di garanzia, ha offerto al pm Desirèe Digeronimo nuovi spunti e riscontri alle ipotesi investigative sull'esistenza di un "comitato d'affari" che avrebbe pilotato appalti e nomine nel mondo della sanità pugliese. "Lady Asl" con il magistrato ha parlato per cinque ore dopo aver chiesto di essere ascoltata. L'inchiesta è quella che il 6 febbraio ha portato alle dimissioni dell'ex assessore regionale alla Sanità, Alberto Tedesco. La posizione di "Lady Asl" è marginale, tanto che si avvierebbe verso l'archiviazione. Ha infatti chiarito il suo ruolo e sembrerebbe anche allontanato una serie di sospetti. È andato anche oltre. La Cosentino, alla quale venerdì è stato notificato un avviso di garanzia nell'ambito di un'altra inchiesta, quella del pm Giuseppe Scelsi, ha parlato di pressioni politiche, delle quali in molti erano a conoscenza. E ha aggiunto che anche il presidente della Regione Nichi Vendola non poteva non sapere. Ma sono i particolari a rendere il contenuto dell'interrogatorio importante, fondamentale per l'inchiesta. Lea Cosentino (difesa dall'avvocato Francesca Conte) ha citato gli appalti al centro del fascicolo. Accennato alle nomine dei primari, ma soprattutto raccontato del rapporto tra i fornitori delle Asl e il mondo della politica. Dichiarazioni non generiche, ma puntuali che il magistrato e i carabinieri del reparto operativo stanno incrociando con i dati delle intercettazioni telefoniche e ambientali. Ad ogni affermazione del manager corrisponde un'ipotesi già formulata dalla Procura che lavora all'indagine da più di un anno. L'inchiesta, al momento, conta quindici indagati tra manager delle Asl e imprenditori, accusati di aver pilotato gli appalti e di aver costituito "un'organizzazione criminale nella pubblica amministrazione". Lunedì, davanti al pm Digeronimo, comparirà il governatore Nichi Vendola che sarà ascoltato come persona informata sui fatti: spiegherà il contenuto di un'indagine interna avviata dalla Regione sul caso sanità. Intanto il capo della Protezione civile Guido Bertolaso, commentando le dichiarazioni dell'imprenditore Enrico Intini (accusato di turbativa d'asta), chiarisce: "Intini dimostra di aver la memoria molto corta. Nel maggio del 2007, infatti, fui presentato al signor Intini dal professor Francesco Boccia, allora capo dipartimento per lo sviluppo delle economie territoriali, sotto il governo Prodi. In ogni caso mai abbiamo dato un appalto né a Intini né a Tarantini". Boccia puntualizza: "Presentare gli imprenditori che si rivolgevano alla Presidenza del consiglio a Bertolaso faceva parte del mio lavoro". (4 luglio 2009)
Nelle intercettazioni degli inquirenti la prova di una "struttura organizzata unitaria" Destra e sinistra avrebbero aiutato Alfredo Romeo in una "ottica di contiguità" Bocchino (An): "Siamo un sodalizio" I pm: "Commistione impressionante" Secondo i pm l'imprenditore riceveva "illecito sostegno" anche da Lusetti del Pd il parlamentare del centrosinistra si adoperò presso il Tar per l'appalto di Roma Bocchino (An): "Siamo un sodalizio" I pm: "Commistione impressionante" A sinistra Renzo Lusetti del Pd e il parlamentare del Pdl Italo Bocchino NAPOLI - "Quindi poi ormai...siamo una cosa...quindi...consolidata, un sodalizio, una cosa solida...una fusione di due gruppi". Così il parlamentare del Pdl Italo Bocchino si rivolge all'imprenditore Alfredo Romeo, in una telefonata ritenuta assai significativa dai pm che indagano sulle presunte irregolarità negli appalti del Comune di Napoli. I magistrati sostengono l'esistenza di una "struttura organizzata unitaria" in una "ottica di contiguità, stabile comunanza e reciprocità di interessi che lega tra loro molti degli indagati". Nella conversazione intercettata vi è la dichiarazione di "un soddisfatto Bocchino - commentano i pm - all'esito del ritiro degli emendamenti più 'fastidiosi' proposti dal gruppo consiliare di An con riferimento alla delibera avente ad oggetto il progetto Global Service". Secondo i pm l'imprenditore Alfredo Romeo riceveva "illecito sostegno", "analogo" a quello che gli sarebbe stato offerto dal parlamentare del Pdl Italo Bocchino, anche dall'onorevole Renzo Lusetti del Pd. Lusetti, secondo i magistrati, "si è adoperato per consentire all'imprenditore il proseguimento dei propri fini illeciti nel settore degli appalti, sia nella città di Napoli che nella città di Roma, in questo secondo caso intervenendo presso esponenti del Consiglio di Stato per sostenere Romeo nell'atto di appello interposto contro una decisione del Tar favorevole a una impresa concorrente". Secondo i magistrati "commistione impressionante tra politici di ogni colore e provenienza, organi istituzionali, pubblici funzionari, appartenenti alle forze di polizia, appartenenti alle forze di polizia". Tutti "convergenti - scrivono i pm - a soddisfare le più diversificate pretese dell'imprenditore, autocompiacendosi e grossolanamente di se stessi e dei risultati conseguiti". La prova starebbe nelle parole di un assessore, coinvolte nell'inchiesta ma di cui non viene diffuso il nome, che si rivolge soddisfatto a Romeo: "Eh guagliò, si nu grande...tieni nu grande amico assessore". La conversazione intercettata, dicono gli inquirenti, mostra "un esaltato assessore comunale nel parlare con Romeo dopo che è stato raggiunto l'obiettivo dell'approvazione del progetto Global Service per la manutenzione delle strada di Napoli nel senso voluto dall'imprenditore". Romeo, aggiungono i magistrati, 'pilotava' l'appalto del global service per la manutenzione delle strade di Napoli, ottenendo una griglia blindata per la gara in modo da vincerla. La prova starebbe anche in una conversazione telefonica tra lui e l'ex assessore alla viabilità e alla Protezione civile Giorgio Nugnes, morto suicida. "No, se non fosse così io non posso partecipare", diceva Romeo. Nugnes gli assicurava che avrebbe potuto soddisfare le sue richieste, perché, "figurati, io non tengo nessun problema". (17 dicembre 2008) Sequestri e perquisizioni al Policlinico: un nuovo ramo dell'inchiesta di Scelsi che porta a Giampi Tarantini. Ipotesi: illecito finanziamento pubblico Bari, inchieste su appalti e finanziamenti nel mirino anche i partiti del centrosinistra La procura ha acquisito i bilanci delle forze politiche che sostengono Vendola ed Emiliano di FULVIO DI GIUSEPPE Bari, inchieste su appalti e finanziamenti nel mirino anche i partiti del centrosinistra Desirè Digeronimo BARI - Appalti per finanziare i partiti e voto di scambio. Sono queste le ipotesi avanzate nel provvedimento con cui il pm di Bari, Desirè Digeronimo ha ordinato ai carabinieri di acquisire i bilanci di alcuni partiti politici del centrosinistra pugliese e la documentazione relativa ai loro rapporti con le banche. Un provvedimento che ha interessato questa mattina le sedi di cinque formazioni politiche: Pd, Prc, Socialisti autonomisti, Lista Emiliano e Sinistra e Libertà. Gli accertamenti riguardano l'ipotesi di illecito finanziamento pubblico ai partiti in riferimento al periodo compreso dal 2005 ad oggi, comprese le ultime elezioni al Comune di Bari. Nell'inchiesta del pm Desirè Digeronimo sono finora indagate una quindicina di persone tra cui l'ex assessore regionale alla Sanità Alberto Tedesco, ora senatore e le ipotesi di reato sono di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, alla concussione, al falso, alla truffa; per alcuni reati si ipotizza l'aggravante di aver favorito un'associazione mafiosa. Al centro dell'indagine anche l'ipotesi della contiguità tra un clan della criminalità barese e un partito politico. "Escludo con tranquilla coscienza qualunque ipotesi di coinvolgimento in fatti illeciti di Rifondazione comunista e Sinistra e libertà" ha commentato il governatore pugliese Nichi Vendola, a cui è giunta anche la solidarietà del ministro per l'Attuazione del Programma di Governo, Gianfranco Rotondi, che si è detto "garantista come sempre e certo della più assoluta onestà del presidente Vendola". Quello nelle sedi dei partiti non è stato l'unico blitz della giornata a Bari. Stamattina, infatti, altre perquisizioni e sequestri si sono registrati nell'unità operativa di neurochirurgia del Policlinico di Bari, diretta dal professor Pasqualino Ciappetta, docente ordinario di neurochirurgia. Un nuovo filone d'indagine curato dal pm Giuseppe Scelsi, lo stesso che da tempo indaga sul presunto giro di tangenti organizzato dall'imprenditore barese Gianpaolo Tarantini in campo sanitario e sulle giovani donne che il trentacinquenne barese avrebbe pagato e inviato alle feste organizzate dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, a Palazzo Grazioli e Villa Certosa per conquistare l'amicizia del Cavaliere. Secondo le ipotesi al vaglio della magistratura, Ciappetta avrebbe indotto alcuni suoi giovani collaboratori, che hanno col tempo occupato i posti chiave del reparto, a forzare diagnosi e a prescrivere protesi al fine di far acquistare dalle società di Gianpaolo Tarantini "stabilizzatori della colonna vertebrale", il cui prezzo è compreso tra i 18mila e i 30mila euro. Stando alle denunce, i medici che non rispettavano la linea impartita da Ciappetta venivano emarginati. la Guardia di finanza ha sequestrato numerose cartelle cliniche, computer e compiuto verifiche su un microscopio apparentemente non censito nel reparto che Tarantini avrebbe ceduto alla struttura. (30 luglio 2009)
I clan di Tortorici e Mistretta monopolizzavano i lavori grazie ad alcuni imprenditori amici Tra i lavori accaparrati dalle cosche la metanizzazione dei comuni sulla costa tirrenica Appalti nelle mani dei boss Quaranta arresti nel Messinese <B>Appalti nelle mani dei boss<br>Quaranta arresti nel Messinese</B> Mafia e appalti, operazione dei carabinieri nel Messinese PALERMO - Gli appalti pubblici nel Messinese erano in mano alla mafia. I clan di Tortorici e Mistretta erano riusciti a mettere le mani sugli appalti milionari grazie all'appoggio e alla complicità di alcuni imprenditori amici. Stamane le manette sono scattate ai polsi di quaranta affiliati a Cosa nostra. "I sodalizi indagati - afferma un comunicato dei carabinieri - avevano monopolizzato il settore dei lavori pubblici nella fascia tirrenica, attraverso un cartello di imprenditori organici o contigui a Cosa nostra. Tra gli appalti accaparrati dalle cosche - aggiungono i carabinieri - anche la metanizzazione dei principali comuni della provincia di Messina". Le famiglie mafiose vantavano un vero e proprio monopolio nella fascia tirrenica dell'isola. Il controllo che esercitavano i boss sulle attività economiche della zona era ferreo, imponendo forniture di mezzi e materiali alle aziende concorrenti con atti intimidatori nei cantieri. L'indagine, denominata "Montagna", ha preso il via due anni fa in seguito ad accertamenti che gli investigatori svolgevano sulla famiglia mafiosa di Sebastiano Rampulla di Mistretta. Ai quaranta indiziati fermati tra Messina, Catania e Enna, la Direzione distrettuale antimafia di Messina contesta associazione mafiosa, estorsione danneggiamenti e detenzione di armi. (22 marzo 2007) |
L'UNITA' per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.unita.it2009-08-02 2009-08-01 D'Alema a Bari: il pd non è un'associazione a delinquere di Maria Zegarelli Parla a Bari proprio nel giorno in cui i giornali raccontano dell’inchiesta che vede coinvolti i partiti del centrosinistra e un parlamentare del Pd. Da qui parte Massimo D’Alema, in una sala dello Sheraton con solo posti in piedi, dove le generazioni di democratici ci stanno tutte: dai più giovani a quelli che fecero la prima tessera Pci, o Dc o mai nessuna. Intanto dice: "Questo congresso non sarà una rissa sanguinosa, ma un confronto civile, un dialogo tra candidati". Poi, a nome "di tutti i democratici della Puglia" ribadisce il "grande rispetto per la magistratura", ma all’opinione pubblica ricorda , nel mezzo di un lungo applauso,"che questo partito non è un’asociazione a delinquere e non ha nulla a che fare con la criminalità organizzata". Dunque, nessuno pensi, compreso Maurizio Gasparri che non perde occasione, di mescolare vicende giudiziarie con dibattito politico. L’incontro, nel corso del quale è stato presentato il candidato dell’area Bersani alla segreteria pugliese, Sergio Blasi, non può che essere l’occasione anche per affrontare quello che qui rischia di diventare uno scontro al calorbianco: la candidatura del super sindaco Michele Emiliano, uomo dal carattere forte, appena uscito vincitore dalle amministrative. "Emiliano ha detto che la sua vuole essere una candidatura unitaria, ma non c’è unità", dice. Usa parole di grande stima per il primo cittadino, "è un valore aggiunto per tutto il Pd, un grande riferimento per il Mezzogiorno, e il partito a Bari, non avrebbe potuto fare quello che ha fatto senza di lui". Un ruolo fin troppo stretto quello di segretario regionale, "che non può essere un dopo lavoro perchè noi che vogliamo costruire davvero questo Pd abbiamo bisogno di gente che ci lavori a tempo pieno". Emiliano riferimento per il Mezzogiorno, "che è una questione centrale del nostro congresso", dice D’Alema. Questione meridionale non la versione "berlusconiana". Dopo Dorso, Gramsci e Salvemini, Berlusconi "riceve pezzi di classe dirigente meridionale e, a seconda del potere di ricatto di queste, sblocca i fondi, per ora ce l’ha fatta solo la Sicilia", ma è lunga la fila di politici che "come questuanti stanno fuori Palazzo Grazioli, con il cappello in mano". IL VECCHIO E IL NUOVO Quanto alla campagna congressuale D’Alema scalda la platea ragionando sull’idea di partito che si dovrà costruire. "Bersani ha detto che il Pd è l’erede di 150 anni di storia, che inizia ben prima dei Ds e Dl. È la storia del mondo laico, cattolico e democratico del paese. Quando parli a una persona prima di tutto gli dici chi sei, non gli dici di guardare avanti". Pd solido o liquido, poi, dovrebbe essere un tema superato. "Un partito è fatto anche dei suoi iscritti. E se decidiamo di fare le primarie, allora prendiamo esempio da chi le ha inventate". L’America. Dove ti prendono "per matto" quando gli racconti che qui "da noi vota chiunque". Senza regole non esiste democrazia, "non crollano solo i mercati finanziari", "i partiti diventano scalabili ed esposti a Opa ostili e invece noi dobbiamo essere esposti a chi ci vuole bene". Regole e identità, soprattutto ora che la gente, spaventata da una crisi che ha cambiato il mondo, chiede solidarietà e affidabilità. Chi non la trova qui si rifugia altrove, "nella Lega per esempio". Un partito con un classe dirigente autorevole, "oggi più attenta alle università straniere dove mandare i figli che allo stato delle scuole italiane", un Pd non più vittima dell’idea leaderistica del partito, "c’è già Berlusconi, manifestazione del declino del paese", con un "governo in crisi" e la "maggiore opposizione" che non sta meglio. Il Pd, dice, sappia catturare il "centro e la destra che non vogliono piegarsi" alle logiche berlusconiane. E allora in questo congresso, "Si può discutere sulla direzione da dare alla barca ma praticare fori nello scafo è proibito". 01 agosto 2009
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il SOLE 24 ORE per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.ilsole24ore.com2009-08-02 2009-08-01 La "scossa" di Bari mina D'Alema e la corsa alla leadership del Pd di Emilia Patta commenti - |Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci 31 LUGLIO 2009 D'Alema: "Il Pd è tranquillo" Tremonti: "Difficile succedere a Berlusconi" "Dai nostri archivi" Pd: il rischio di doppio risultato congresso-primarie Veltroni: "Il Pd ha vocazione maggioritaria o non c'è" Pd alla prova decisiva: congresso e primarie a ottobre Nei ballottaggi il futuro del Pd, a Milano test per il premier Nord e Napoli a Pdl e LegaLa sinistra tiene le roccaforti
"Alla fine la "scossa" evocata da Massimo D'Alema è arrivata": facile l'ironia del Giornale, quotidiano della famiglia Berlusconi, che a proposito delle novità emerse dalle inchieste baresi in merito agli appalti nel settore sanità ricorda le parole pronunciate dell'ex premier diessino ("sta per arrivare una scossa nella maggioranza") a proposito delle valanga-escort che di lì a poco si sarebbe abbattuta sul premier. Certo il blitz dei carabinieri di Bari nelle sedi di cinque partiti - Pd, Prc, Socialisti, Sinistra e libertà (il partito del governatore della Puglia Nichi Vendola) e Lista Emiliano (la lista civica presentata dal sindaco di Bari alle ultime elezioni) - non aiuta né il centro-sinistra né il dibattito interno al Pd in vista del congresso di ottobre. L'intero centro-sinistra sembra essere sotto inchiesta nella regione più volte indicata negli ultimi anni come modello. Puglia come "laboratorio" dalemiano per nuove alleanze con l'Udc, anche, che hanno portato i candidati sindaci del centro-sinistra a vincere i ballottaggi nella regione in un quadro di quasi-disfatta nel resto del paese. Ed ora sembra che la "questione morale", più volte invocata negli ultimi mesi dal governatore Vendola e dal sindaco di Bari Emiliano - ex Pm - possa essere usata per spodestare D'Alema e il suo sistema di potere politico in Puglia. L'ex premier è in queste ore a Bari per sciogliere il nodo delle candidature alle primarie per eleggere il segretario regionale del Partito democratico. Candidato della mozione Franceschini dovrebbe essere lo stesso Emiliano, mentre il candidato della mozione Bersani - sostenuta da D'Alema - deve ancora essere trovato: si fanno i nomi dei dalemiani Dario Ginefra (segretario barese del partito) e Sergio Blasi (segretario di Lecce). Le scelte politiche delle prossime ore in Puglia possono dunque essere una cartina di tornasole per capire quanto la questione dell'inchiesta per finanziamenti illeciti può entrare nella corsa alla leadership democratica e quanto può danneggiare l'immagine di D'Alema, principale sponsor di Bersani. Intanto il segretario Dario Franceschini aspetta e non commenta. Si limita a sottolineare che "il congresso del Pd non c'entra niente con l'inchiesta in corso". 31 LUGLIO 2009
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